Finanza Agevolata Arezzo
Gli Strumenti finanziari partecipativi sono una modalità adattabile e flessibile per raccogliere così capitali funzionali allo sviluppo e alla crescita della propria attività.
Sono disciplinati dall’art. 2346 ultimo comma c.c., il quale prevede che “la società, a seguito dell’apporto da parte dei soci o di terzi anche di opera, o servizi, emetta strumenti finanziari forniti di diritti patrimoniali o anche di diritti amministrativi, escluso il voto nell’assemblea generale degli azionisti”, il riferimento non deve far pensare che si tratti di uno strumento solo per le S.p.A. in quanto nel 2012 con l’art. 26 comma 7 del D.L. 179/2012, è stata data la possibilità anche alle start up innovative costituite in forma di Srl di emettere strumenti finanziari e raccogliere così capitali funzionali allo sviluppo e alla crescita della propria attività.
Gli SFP rappresentano un mezzo utile per consentire alle start up di accedere a risorse professionali e finanziarie e di beneficiare di apporti che possono provenire da soci o da soggetti terzi; è uno strumento duttile, che permette alla start up di crescere fidelizzando a sé investitori, professionisti e dipendenti, i quali sono disposti a credere e scommettere nel progetto di impresa, senza dover necessariamente privare i soci di quote di partecipazione, e dunque lasciando integro in capo a loro ogni potere decisionale.
A norma di legge gli strumenti finanziari partecipativi conferiscono diritti patrimoniali o anche di diritti amministrativi, escluso il voto nelle decisioni dei soci, in tal modo consentendo agli investitori di ottenere una forma affievolita di compartecipazione alla vita societaria attraverso la nomina di un rappresentante comune o in taluni casi, addirittura di un componente del consiglio d’amministrazione privo di deleghe.
Il metodo di finanziamento connesso all’emissione di tali strumenti sembrerebbe molto più agevole rispetto ad altre forme di finanziamento privato. In primis il coinvolgimento dell’investitore, pur nella consapevolezza che quanto versato è assimilabile in toto a capitale di rischio, è circoscritto entro margini ben definiti, che lo esonerano dal dover svolgere un ruolo necessariamente attivo nell’ambito della vita societaria; in secondo luogo è la stessa start up a beneficiare dell’utilizzo di tali strumenti che, se impiegati quale modalità di pagamento di prestazioni professionali, opere o servizi, riduce l’esborso economico immediato legato alla remunerazione di lavoratori e/o professionisti.
E cosa è il “de minimis”?
L’obiettivo è stimolare una nuova cultura imprenditoriale legata all’economia digitale, valorizzare i risultati della ricerca scientifica e tecnologica e incoraggiare il rientro dei «cervelli» dall’estero.
La misura finanzia progetti con spese tra 100.000 euro e 1,5 milioni di euro e funziona con la modalità “a sportello” cioè non ci sono graduatorie né scadenze, le domande sono esaminate entro 60 giorni, in base all’ordine di arrivo.
La misura finanzia le startup innovative costituite da non più di 60 mesi e iscritte alla sezione speciale del registro delle imprese, possono chiedere il finanziamento:
· startup innovative di piccola dimensione, costituite da non più di 60 mesi;
· team di persone fisiche che vogliono costituire una startup innovativa in Italia, anche se residenti all’estero, o cittadini stranieri in possesso dello “startup Visa”
· imprese straniere che si impegnano a istituire almeno una sede sul territorio italiano Cosa è il Fondo Nazionale Innovazione?
Il “de minimis” individua gli aiuti di piccola entità che possono essere concessi alle imprese senza violare le norme sulla concorrenza. L’importo totale massimo degli aiuti di questo tipo ottenuti da una impresa non può superare, nell’arco di tre anni, i 200.000 euro
Lo Stato e le altre Amministrazioni pubbliche possono erogare aiuti alle imprese solo nel limite di determinati massimali, fissati in percentuale sugli investimenti, autorizzati espressamente dalla Commissione europea, quindi quando si accede a fondi di finanza agevolata è sempre utile studiare approfonditamente il bando per capire se il finanziamento rientra in questa categoria.
Cosa è il Credito d’imposta di ricerca e sviluppo? E qual è la definizione di “extra muros”?
Il credito d’imposta Ricerca & Sviluppo è una delle principali agevolazioni fiscali che possono utilizzare le imprese che vogliono innovare, la misura in questione è prevista dalla legge di bilancio 2021 (anche se viene riproposta in forme simili da alcuni anni), all’interno del piano nazionale impresa 4.0.
Il principale obiettivo è incentivare gli investimenti in innovazione delle imprese nel periodo d’imposta successivo al 31 dicembre 2019 e si sostituisce a quello per investimenti in ricerca e sviluppo, di cui al D.L. n. 145/2013.
La misura dell’agevolazione cambia a seconda della tipologia di investimento effettuato.
Per le attività di Ricerca e sviluppo (R&S) cioè quelle attività finalizzate a perseguire obiettivi in: ricerca fondamentale, ricerca industriale, ricerca sperimentale l’agevolazione spettante è pari al 20% fino ad un tetto di 4 milioni delle spese sostenute.
Per le attività di innovazione tecnologica cioè attività finalizzate alla realizzazione di prodotti, servizi o processi nuovi o sostanzialmente migliorati rispetto a quelli già realizzati o applicati dall’impresa l’agevolazione spettante è: 10% della base di calcolo per attività di innovazione tecnologica, nel limite massimo di 2 milioni di euro; 15% se l’attività è finalizzata al raggiungimento di obiettivo di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0.
Per attività legate al Design e innovazione svolte dalle imprese operanti in specifici settori per la concezione e realizzazione dei nuovi prodotti e campionari l’agevolazione prevista è del 6% della base di calcolo nel limite massimo di 1,5 milioni di euro.
Cosa è la Sezione Speciale per le startup e che benefici da l’iscrizione in questa sezione?
La sezione speciale è l’elenco all’interno del Registro Imprese nel quale sono iscritte le società di capitali che hanno i requisiti previsti dall’art. 25 del D.L. 179/2012.
I benefici sono molteplici: Costituzione digitale e gratuita della startup, Incentivi fiscali all’investimento nel capitale di startup innovative, l’ Accesso gratuito e semplificato al Fondo di Garanzia per le PMI, l’Esonero da diritti camerali e imposte di bollo, alcune Deroghe alla disciplina societaria ordinaria, la possibilità di Remunerare attraverso strumenti di partecipazione al capitale, l’esonero dall’obbligo di apposizione del visto di conformità per compensazione dei crediti IVA, nonché il Fail Fast cioè una procedure semplificata in caso di insuccesso della propria attività.
Cosa è il Fondo di Garanzia delle PMI e la destinazione di parte di questo in favore delle startup innovative?
Con il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, l’Unione europea e lo Stato italiano affianca le imprese e i professionisti che hanno difficoltà ad accedere al credito bancario perché non dispongono di sufficienti garanzie.
La garanzia pubblica, in pratica, sostituisce le costose garanzie normalmente richieste per ottenere un finanziamento.
Il Fondo non interviene direttamente nel rapporto tra banca e cliente: tassi di interesse, condizioni di rimborso ecc., sono lasciati alla contrattazione tra le parti, ma sulla parte garantita dal Fondo non possono essere acquisite garanzie reali, assicurative o bancarie alleggerendo quindi i soci dal prestare garanzie.
L’impresa e il professionista devono essere valutati in grado di rimborsare il finanziamento garantito, devono perciò essere considerati economicamente e finanziariamente sani sulla base di appositi modelli di valutazione che utilizzano i dati di bilancio (o delle dichiarazioni fiscali) degli ultimi due esercizi, nel caso delle start up per facilitarle la valutazione si basa solo su piani previsionali.
Cosa è il Fondo per l’Intrattenimento Digitale?
È un Fondo (chiamato anche First Playable Fund), istituito presso il Ministero dello sviluppo economico, con dotazione iniziale di 4 milioni di euro per sostenere le fasi di concezione e preproduzione dei videogames, necessarie alla realizzazione di prototipi, tramite l’erogazione di contributi a fondo perduto, riconosciuti nella misura del 50 per cento delle spese ammissibili, e per un importo compreso da 10.000 euro a 200.000 euro per singolo prototipo.
Il Fondo diretto al sostegno della produzione italiana di videogiochi segue la scia di quanto già adottato da Paesi europei ed extra-europei quali Francia, Germania, Regno Unito, Canada, Polonia e Danimarca.
La Germania nel 2019 ha istituito il “Computerspieleförderung des Bundes”, un fondo finanziato con 50 milioni di euro; la Francia dal 2008 ha istituito il “Fonds d’aide au jeu vidéo”, investendo in media 4 milioni di euro su 40 progetti ogni anno.
Cosa è il Fondo per il Trasferimento Tecnologico?
Si tratta di un Fondo con un plafond di 500 milioni di euro gestito da una apposita Fondazione denominata Enea Tech.
L’obiettivo del Fondo per il trasferimento tecnologico sarà quello di supportare lo sviluppo di tecnologie strategiche per la competitività del Paese attraverso investimenti in capitale di rischio in startup e PMI innovative.
Le imprese oggetto di investimento da parte del Fondo sono:
startup e PMI innovative, spin off e spin out universitari con elevato potenziale di crescita e non quotati;
in fase di costituzione o costituite da non più di sessanta mesi e si trovano nella fase di avvio società;
operanti negli ambiti di interesse strategico nazionale, in particolare healthcare, information technology, green economy e deep tech (additive manufacturing, nanotecnologie, nuovi materiali, robotica, intelligenza artificiale)
Gli investimenti del Fondo, gestito dall’Agenzia Enea e dalla Fondazione Enea Tech potranno assumere la forma di interventi in equity e quasi equity, prestiti convertibili e strumenti finanziari di partecipazione, contratti e grant contenenti opzioni convertibili, in funzione delle caratteristiche e delle specifiche esigenze di finanziamento delle imprese target e dei progetti da sostenere.
Il Fondo interverrà, per ciascuna impresa, in misura non inferiore a euro 100.000,00 e non superiore a euro 15.000.000,00, nel rispetto dei limiti previsti dalla disciplina agevolativa di volta in volta applicabile.
Proprio in queste settimane è stata lanciata la prima call di Enea Tech, consiglio a tutti di dare un occhio al sito.
Abbiamo visto che le startup possono sfruttare una serie di misure di Finanza Agevolata ma è facile fare da soli? Oppure è meglio rivolgersi ad uno studio esterno specializzato? Come scegliere il professionista giusto?
Io consiglio sempre di trovare il supporto di professionisti, incubatori, poli tecnologici perché a volte si può rischiare di perdere opportunità interessanti per qualche piccolo errore.
Va poi ricordato che l’impegno non si esaurisce nel risultare assegnatari di un beneficio, una parte altrettanto complessa è la rendicontazione nella quale si rischia di veder tagliare il contributo se le procedure non vengono svolte correttamente.
Il miglior modo per scegliere un professionista è sicuramente quello di conoscerne il track record.
E quale è la remunerazione corretta per questo servizio? Un contratto ad up-front fee o a success fee o un misto?
So che può sembrare una opinione di parte ma, a mio avviso, il modo più corretto è quello del sistema misto, un fisso iniziale e una percentuale a success fee.
Questo sistema garantisce al professionista di potersi dedicare al progetto e alla startup di essere seguita in maniera adeguata.
Quali sono le insidie a cui stare attenti se si decide di procedere in maniera autonoma? E quali sono gli strumenti che consigli per chi vuole fare da solo?
Come detto precedentemente è necessario studiare in maniera approfondita il bando al quale si vuole partecipare per fare in modo di non rischiare errori.
In particolare, è importante leggere attentamente i criteri di valutazione per potersi auto-valutare e l’elenco delle spese ammissibili sulle quali a volte si può rischiare di sbagliare.
In ultimo suggerisco di non aver paura di fare quesiti all’ente che ha emanato il bando, è una cosa che facciamo anche noi professionisti perché, nonostante gli enti tentino di essere chiari, molto spesso è necessario avere delle precisazioni, dove possibile è utile studiare e analizzare le FAQ collegate al bando.
Sappiamo che ci sono varie tipologie di bandi (garanzia, finanziamento a tasso zero e fondo perduto), a quali di questi consigli di partecipare ad una startup e perché?
Sicuramente bandi a fondo perduto sono quelli più interessanti perché consentono di avere un risparmio maggiore ma come è ovvio sono più limitati rispetto agli altri.
La startup deve necessariamente puntare su un mix delle varie tipologie.