Aprire ecommerce in Cina
Secondo alcune previsioni statistiche l‘ecommerce cinese supererà quello statunitense entro la fine del 2013 quando le transazioni toccheranno i 1.800 miliardi di yuan (pari a 286 miliardi di dollari o 215 miliardi di euro). Molti imprenditori pensano dunque a esportare i propri marchi nell’estremo oriente grazie al Web.
«L’e-commerce non può essere un escamotage per le aziende italiane che finora non sono state in grado di investire nel mercato cinese», spiega Paolo Borzatta dell’European House Ambrosetti al sito Agichina24.it. «Investire in Cina restando a casa è difficile ma non impossibile. L’Italia ha già sprecato molte opportunità d’investimento nel mercato cinese, è difficile immaginare che la vendita online dei prodotti possa sopperire l’assenza dell’industria italiana in Cina e la debolezza del sistema paese».
Va dunque ricordato che i cinesi hanno abitudini diverse dagli occidentali, anche sul Web. Pertanto, prima di puntare al mercato orientale, è opportuno studiare il target di riferimento anche semplicemente analizzando le principali piattaforme usate per la vendita online (molte di queste sono chiuse agli stranieri) tra cui si segnalano: Alibaba.com (B2B), Taobao.com (C2C), Tmall.com (B2C) e 360buy.com (B2C).
Come può un’impresa italiana vendere in Cina?
Per le piccole e medie imprese italiane che vogliono avventurarsi nel commercio in Cina ma non hanno un punto vendita fisico in loco, ci sono principalmente due possibilità:
- La prima, quella più “semplice” è di appoggiarsi a piattaforme di commercio elettronico già esistenti come Tao Bao, Vancl, Alibaba creando dei propri negozi virtuali online collocati internamente a questi siti (paragonabili ad esempio a e-bay) sottoposti a regolamentazioni predisposte.
- La seconda possibilità è quella di poter aprire un sito di e-commerce per la vendita online di proprietà gestendo completamente in autonomia ogni singolo e cruciale aspetto: gestione dei prodotti, gestione dei prezzi, gestione del web marketing e gestione delle spedizioni.
Nel secondo caso, l’impresa deve essere autorizzata al “commercio online”. Nel caso in cui la costituzione dell’impresa fosse invece autorizzata al “commercio al dettaglio” – dicitura che comprende anche il “commercio online” – sarebbe obbligata per legge ad aprire almeno un punto vendita fisico in loco direttamente in Cina.
Come abbiamo visto il mercato Cinese rappresenta una grande opportunità per le imprese Italiane per entrare in un mercato ricco di potenziali clienti con un potere di acquisto elevato.